sabato 8 dicembre 2018

Cile 1973? No, Francia 2018, Europa


Le immagini di qualche giorno fa, degli studenti del liceo Saint Exupery nei sobborghi di Parigi fatti inginocchiare dalla polizia per essere identificati, ricorda quelle della repressione sudamericana delle peggiori dittature fasciste.
Non sono le sole in Occidente e in Europa in questa epoca di totalitarismo neoliberale: i fatti di Genova al G8 del 2000, e di qualche mese prima a Napoli, hanno mostrato ben di peggio.
E da queste immagini è bene partire con una serie di considerazioni. 


La prima è che ciò che sta avvenendo in Francia non è la solita ondata di proteste come fu per la loi travail, ma la rivolta dei gilet gialli in ogni angolo del paese è qualcosa di più vasto e profondo per la società francese: una vera e propria rivolta trasversale che coinvolge settori sociali diversi tra loro: dalle banlieu metropolitane alla profonda provincia contadina e piccolo-borghese, alla classe lavoratrice, agli studenti e via dicendo.

La seconda considerazione ci dice che la rivolta, che ha tratti quasi insurrezionali, avviene in un paese dell'Unione Europea che non è neppure uno dei più sofferenti riguardo le politiche austeritarie della Troika, ma che ciononostante vede vaste masse sostenute dall'opinione pubblica mobilitarsi contro le misure che Macron e suoi predecessori hanno messo in campo proprio per seguire le ricette degli euroburocrati. Un paese centrale per l'UE e l'Alleanza Atlantica: In Europa la Germania ha l'egemonia economica, la Francia quella militare.

La terza considerazione è che la Francia che esplode è un condensato di contraddizioni sociali che escono dai confini stessi del paese d'Oltralpe, con seconde e terze generazioni figlie di migranti che rimettono al centro in questo contesto la questione neocoloniale, di cui la Francia è stata per tutto il secondo Novecento ed è tutt'ora un protagonista nella predazione.

La quarta considerazione può sembrare per noi italiani di segno opposto: il patriottismo dei ceti sociali autoctoni può apparire stridente con l'identitarismo anticoloniale delle banlieu, ma in realtà diviene la sintesi di una visione più ampia e libertaria. Nel giro di pochi giorni, di fronte a un nemico comune, cadono tutte quelle barriere in apparenza insormontabili e questo ci fa capire che il senso della nazione (o patria) può non necessariamente declinarsi come nazionalismo di sangue, razzismo (come in Italia), ma può riprendere quella visione universalistica della prima grande rivoluzione borghese di cui tutti in Francia ne sono culturalmente permeati, o internazionalista come quella socialista e comunista, che è ben espressa da un elemento che fa da denominatore comune: la Marsigliese con la sua valenza simbolica di liberazione di una comunità inclusiva e che come tale si riconosce come popolo.
Se vedessimo dei tricolori nei nostri cortei penseremmo alla presenza di fascisti. Come se anche la nostra bandiera non avesse una storia di libertà dalla tirannia di vari occupanti. In Francia France Insoumise ha i suoi cortei pieni di tricolori, con una visione di "patria" ben diversa dal campanilismo cialtrone ed escludente a cui i vari salvini ci hanno abituato.

Non voglio qui fare un'analisi di classe, non ne sono in grado, sulla situazione francese, ma c'è una riflessione di ordine più generale.
L'Europa che le oligarchie finanziarie e burocratiche, con i loro partiti bipartisan stanno costruendo, è un'Europa totalitaria che dimostra una volta di più la concezione marxista della lotta di classe: quando le classi popolari innalzano il livello di scontro, anche la più democratica delle democrazie borghesi mostra il suo vero volto repressivo e il fascismo non è altro che l'altro volto del regime capitalista. Poi su questo assioma si può analizzare ogni situazione concreta e ogni gradazione e tipo di totalitarismo classista. Ma questa certezza che ha mosso e muoverà i comunisti di ieri, oggi e domani è il faro guida per chi vuole veramente abbattere lo stato di cose presente per una società liberata da sfruttamento e oppressione.

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