venerdì 9 novembre 2018

Il punto su Potere al Popolo!



Potere al Popolo è una forza che agisce, non è un ambito di incontro per sapere cosa fare alle prossime elezioni.

Certo, in PaP si è consumato un confronto anche serrato su questioni che imprimono un'identità politica forte come la questione sindacale e la questione dell'Unione Europea.

A livello sindacale per anni la sinistra radicale ha vivacchiato dentro organizzazioni burocratiche come la CGIL. Questa logica non poteva essere portata dentro il nuovo. I sindacati concertativi non sono più e non possono essere il terreno di un'iniziativa politica e di una presenza dei comunisti e degli antagonisti. Il dialogo con i lavoratori è altra cosa e non occorre avere la tesserina CGIL oggi, nel momento in cui il sindacalismo conflittuale assume proporzioni più larghe nel mondo del lavoro.

L'Europa. E' chiaro che a sinistra si stanno configurando due schieramenti: uno che vede la possibilità di apportare improbabili riforme roosveltiane dentro un'architettura antidemocratica e autoritaria e in una fase generale di crisi del capitalismo, che ricorre al neoliberismo come unica possibilità di contrastare la caduta dei profitti. E' la sinistra che va dai Tsipras ai Varoufakis.

L'altro schieramento punta invece su una cambiamento radicale di sistema e ha un piano B per rompere con l'Unione Europea e i suoi trattati. Sono forze a due cifre, come France Insoumise di Melenchon, Podemos in Spagna, e altre.

Quale socialismo, quale strada per perseguirlo nella riaffermazione dei diritti costituzionali, sociali e sul lavoro, il ruolo del pubblico nelle nazionalizzazioni, non la concentrazione delle decisioni in poche mani ma l'allargamento della democrazia politica, economica e sociale nel paese, insieme al ripudio della guerra e delle sue dinamiche imposte dal blocco NATO, sono i temi che Potere al Popolo pone sulla scena politica del paese. E per porre questi temi non si può pensare a una compagine di parlamentari che vuole apportare modifiche e festa finita.

Protagoniste devono essere le masse proletarie e popolari, le esperienze di organizzazione dal basso, di autogestione, di mutualismo non sostitutivo del pubblico, che al contrario va occupato e reimpostato in forme di democrazia diretta in relazione con la democrazia istituzionale.

Questo è il nuovo in gestazione dentro PaP. Non si può quindi parlare di partitino velleitario. I compagni che non hanno capito, capiranno. 
E la porta è sempre aperta.

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