domenica 17 giugno 2012

Cicicumfefè. Ciao Pierluigi!

Cicicicum-cicicumfefè... do braseo, Sao cafè!

Pochi sanno che questo jingle indovinato, entrato per anni via etere nelle case degli itaiani, è di Pierluigi Simoncini e di Gian Paolo Maccentelli, rispettivamente copy l'uno e uomo cinema d'agenzia, nonché regista l'altro.
Cliente era il gruppo Bristot, testimonial Pippo Franco. Lo spot fu ideato a Bologna, in una stanza dell'Euro Advertising in via Dante.

Pierluigi se n'è andato venerdì mattina. Un altro pezzo storico della pubblicità felsinea, il nome di Simoncini è legato ad aziende che hanno fatto l'imprenditoria nostrana come la Buton, ma anche oltre Bologna, come la Jacuzzi.
Un altro genio che ci lascia, un personaggio di quella generazione che oggi ce la sognamo, pionieri e virtuosi della creatività fatta di testa e manaccia, qualità oggi perse, tra ragazzotti che credono che la conoscenza della suite di Adobe faccia di loro dei gegni, infoiati tra pagine e pagine web e cartacee di Laura Ronchi e rassegne di campagne da scopiazzare e riadattare.

Simoncini era copywriter e art director insieme, visualizer e poeta, pittore ed estimatore di stampe e pezzi d'arte d'ogni tipo.
Un artista nel vero senso della parola, che faceva di lui un professionista completo. Lasciava al ragazzotto, finalizzare le sue idee, con mac e scanner.


Io l'ho conosciuto che avevo 13 anni. Ricordo le infinite partite a subbuteo e lui che s'incazzava come un ragazzino. Le partite uno contro uno a basket col canestro sotto casa.
Da lui ho imparato molto. Non avevo la sua manaccia, ma stupivo i ragazzotti art, quando nelle agenzie raccontavo le mie idee con quattro tratti di matita. E gli art erano loro.

Di lui mi resta molto. Tutto nel mio cuore. 
 




Pierluigi Simoncini e Gian Paolo Maccentelli negli anni d'oro, tra il 1975 e 1978. 

 
Pierluigi Simoncini è il secondo da destra, in basso Gian Paolo Maccentelli, mio padre, e con la maglia a righe Gianni Bonetta, mitico operatore negli anni '60 dei cinegiornali. Tutti e tre non sono più tra noi.
Il periodo è il 1973-74, in Tanzania, durante le riprese per il documentario commissionato dal governo tanzanese.