giovedì 29 novembre 2018

La repressione morde... spacchiamole i denti!

La linea politica di Minniti è molto semplice quanto demenziale: un PD che contrasti la Lega e le destre sul tema della sicurezza, facendosi anch'esso destra.
Un'idea tutto sommato trita e ritrita, che risale a Giorgio Amendola: chi se ne frega se arrestiamo degli innocenti. Va tolta l'acqua al pesce. Ma quest'ultimo la rivolgeva contro il movimento rivoluzionario degli anni '70, portando il PCI a essere controrivoluzione nel nome dello stato reazionario e scudocrociato dell'epoca.

Minniti è andato oltre: daspo ai poveri, lager libici, respingimenti. Non sarebbe potuto esserci il decreto sicurezza appena votato ieri senza i dispositivi di Minniti.

domenica 11 novembre 2018

Un'ignobile accozzaglia

Ieri è sceso in piazza a Torino un singolare assembramento di soggetti favorevoli alla TAV. Dal PD a Forza Italia, dalla Lega ai sindacati concertativi, fino ai fascisti di Casapound.

Trentott'anni fa nella città che allora era della FIAT, marciavano quarantamila tra capi reparto, impiegati, quadri, a sancire la fine di un'epoca di lotte operaie aspre e di una resistenza in fabbrica ai processi di ristrutturazione che preludevano poi all'wepoca della precarizzazione, dei subappalti delle delocalizzazioni. Il neoliberismo alle porte con la reaganomics e il tatcherismo.

venerdì 9 novembre 2018

IL VERO PROBLEMA PER L'IMPERATORE

Gli europeisti starnazzano tanto di Europa... più Europa, va bene così, no, basta solo riformarla e amenità varie. Ma sono degli europeisti da cazzetti gino, come si dice a Bologna.

E però anche tra chi vuole la rottura non si è inquadrata bene la questione.

Da più parti non si è capito il nocciolo della questione.

Tra qualche mese con tutta probabilità avremo un parlamento europeo (per quel che conta) e nel giro di qualche anno governi europei in genere meno orientati al globalismo e più aderenti a un rilancio delle questioni nazionali.

Il punto su Potere al Popolo!



Potere al Popolo è una forza che agisce, non è un ambito di incontro per sapere cosa fare alle prossime elezioni.

Certo, in PaP si è consumato un confronto anche serrato su questioni che imprimono un'identità politica forte come la questione sindacale e la questione dell'Unione Europea.

A livello sindacale per anni la sinistra radicale ha vivacchiato dentro organizzazioni burocratiche come la CGIL. Questa logica non poteva essere portata dentro il nuovo. I sindacati concertativi non sono più e non possono essere il terreno di un'iniziativa politica e di una presenza dei comunisti e degli antagonisti. Il dialogo con i lavoratori è altra cosa e non occorre avere la tesserina CGIL oggi, nel momento in cui il sindacalismo conflittuale assume proporzioni più larghe nel mondo del lavoro.

L'Europa. E' chiaro che a sinistra si stanno configurando due schieramenti: uno che vede la possibilità di apportare improbabili riforme roosveltiane dentro un'architettura antidemocratica e autoritaria e in una fase generale di crisi del capitalismo, che ricorre al neoliberismo come unica possibilità di contrastare la caduta dei profitti. E' la sinistra che va dai Tsipras ai Varoufakis.

L'altro schieramento punta invece su una cambiamento radicale di sistema e ha un piano B per rompere con l'Unione Europea e i suoi trattati. Sono forze a due cifre, come France Insoumise di Melenchon, Podemos in Spagna, e altre.

Quale socialismo, quale strada per perseguirlo nella riaffermazione dei diritti costituzionali, sociali e sul lavoro, il ruolo del pubblico nelle nazionalizzazioni, non la concentrazione delle decisioni in poche mani ma l'allargamento della democrazia politica, economica e sociale nel paese, insieme al ripudio della guerra e delle sue dinamiche imposte dal blocco NATO, sono i temi che Potere al Popolo pone sulla scena politica del paese. E per porre questi temi non si può pensare a una compagine di parlamentari che vuole apportare modifiche e festa finita.

Protagoniste devono essere le masse proletarie e popolari, le esperienze di organizzazione dal basso, di autogestione, di mutualismo non sostitutivo del pubblico, che al contrario va occupato e reimpostato in forme di democrazia diretta in relazione con la democrazia istituzionale.

Questo è il nuovo in gestazione dentro PaP. Non si può quindi parlare di partitino velleitario. I compagni che non hanno capito, capiranno. 
E la porta è sempre aperta.

giovedì 1 novembre 2018

Quel verme del Salvini

In un tweet, il vicepresidente e ministro degli interni Matteo Salvini ha definito verme uno dei presunti autori dello stupro e dell'uccisione di Desiree Mariottini, avvenuto nel quartiere San Lorenzo di Roma una settimana fa.
Ovviamente la giustizia farà il suo corso come è giusto che sia, perché crimini di questa portata vanno puniti con durezza e i criminali che li commettono vanno allontanati dalla società e condannati a pene adeguate.
Ma dall'atteggiamento di Salvini con quel "verme" e dalle tante definizioni che i media da decenni danno ad autori veri o presunti, va fatta una serie di considerazioni.