sabato 4 maggio 2019

La fabbrica del consenso. La politica e i mass media

Inauguro una rubrica di recensioni con uno dei più grandi e autorevoli esperti di comunicazione manipolata: Noam Chomsky.
Chi tra le persone più attente e critiche rigurado questa società non si è mai chiesto quali siano le modalità attraverso le quali il mainsteam mediatico, singolarmente e collettivamente orienta le informazioni manipolandole e quindi crea consenso su una rappresentazione della realtà sociale, economica e politica completamente falsata?
Ne La fabbrica del consenso. La politica e i mass media (clicca qui)di Noam Chomsky e Edward S. Herman abbiamo una serie di risposte puntuali e acute.

La presentazione dell'opera spiega: "In un paese democratico l'indipendenza e la libertà di espressione dovrebbero essere le qualità portanti dei giornali e di tutti i media. La realtà è però un'altra: sono le forze politiche ed economiche a decidere quali notizie dovranno raggiungere il pubblico, e in che modo. Noam Chomsky e Edward S. Herman svelano come, grazie alla manipolazione delle notizie, l'opinione pubblica viene spinta a sostenere determinati interessi e punti di vista. "La fabbrica del consenso" offre un'analisi precisa su quanto siano veramente strumentalizzati i media e fornisce la chiave per interpretarne i messaggi."

Da sempre Chomsky mette in correlazione il condizionamento fisiologico delle masse con la nozione stessa di democrazia. Nessuna società capitalista potrebbe sopravvivere alle proprie contraddizione economiche e sociali, se non vi fossero i mass media, un vero e proprio sistema di controllo sociale e di produzione di falsa coscienza, di valori-feticcio attraverso l'informazione e la società dello spettacolo.

La struttura non potrebbe riprodursi in quanto tale senza questa sovrastruttura. Già Gramsci aveva introdotto con categorie sociali come "blocco storico" ed "egemonia", la visione di una società capitalistica la cui potente capacità di controllo culturale non solo poneva nuove problematiche a un cambiamento rivoluzionario, dopo l'espewrienza dell'Ottobre Sovietico, ma stabiliva nei rapporti sociali la supremazia della classe borghese con i suoi apparati di comando principalmente sulle coscienze e sui comportamenti.

Chomsky aggiunge sul piano fenomenologico ciò che l'ontologia marxista non ha mai toccato se non in alcuni autori come György Lukács, e che rappresenta il cuore del problema che ogni rivoluzione o grande processo sociale di riforme deve affrontare: la manipolazione e la creazione del consenso.

Svelare la meccanica, le dinamiche, le pratiche, ovvero l'agenda setting dei grandi network mediatici è il procedimento che svolgono Chomsky ed Herman in questa opera, la quqle si rivela molto preziosa per chi oggi sul piano della lotta di classe si pone su un terreno di strategia politica e di rappresentanza delle masse popolari.

Un'altra opera, stavolta del solo Chomsky, che ne costituisce un piccolo compendio introduttivo alle sue opere è: Media e potere (clicca qui), è una raccolta di saggi del filosofo statunitense scritti negli ultimi anni, riflessioni sul rapporto tra mezzi di comunicazione, potere e controllo sociale. Un'analisi critica sulle strategie di addomesticamento e massificazione dell'individuo. A partire da quelle che definisce "Le 10 regole per il controllo sociale", Chomsky analizza storicamente e socialmente, le strategie che il potere, mette in atto per manipolare la società.

 

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